Ciao a tutti, sapete tutti che cosa e’ l’intolleranza al lattosio? Cosa e’ il lattosio? oggi voglio condividere con voi tutto ciò che ho appreso negli ultimi tredici anni sull’intolleranza al lattosio, perché penso che possa essere utile a tutti coloro che si scoprono intolleranti e non, rispondendo a delle semplici domande.
Spero che le informazioni che sto per elencare possano essere d’aiuto e ci tengo a precisare che: le intolleranze sono soggettive, diverse da grado a grado.
Ma andiamo per ordine, cominciamo dall’inizio: Che cosa e’ l’intolleranza al lattosio? Cosa e’ il lattosio?
Che cosa è il LATTOSIO? Il lattosio è uno zucchero disaccaride composto dall’unione di due zuccheri semplici, il glucosio e il galattosio. Il lattosio è il principale zucchero presente nel latte (più o meno il 98%) e nei suoi derivati.
Che cosa è l’INTOLLERANZA al lattosio? L’intolleranza al Lattosio è l’incapacità di alcuni individui nel digerire lo zucchero del latte, il Lattosio appunto, con conseguenti sintomi gastrointestinali. I sintomi più comuni dell’intolleranza al lattosio sono: dolori addominali di tipo crampiforme, meteorismo intestinale, diarrea; la gravità della sintomatologia dipende dalla quantità di lattosio che ogni individuo riesce tollerare. Molto spesso i sintomi, soprattutto i dolori addominali e la diarrea, compaiono poco dopo l’assunzione di alimenti contenenti lattosio. Tutto ciò è provocato dalla carenza dell’enzima lattasi, che scompone il Lattosio nei due composti più semplici, Glucosio e Galattosio. Se la lattasi prodotta non è sufficiente, il lattosio passa nell’intestino crasso senza essere modificato e comincia a fermentare, producendo acidi e gas. Se non viene digerito, il lattosio che rimane nel lume intestinale viene fatto fermentare dalla flora batterica presente nell’intestino stesso con produzione di sintomi fastidiosi.
In realtà tutti i neonati ed i bambini piccoli possiedono l’enzima lattasi che scinde il lattosio in Glucosio e Galattosio, che possono poi essere assorbiti nel flusso ematico. Prima della metà degli anni 60, la maggior parte dei Sanitari Americani reputavano che questo enzima fosse presente anche in quasi tutti gli adulti. Invece, dopo alcuni studi per testare la capacità di digerire il lattosio in vari gruppi etnici, i risultati hanno dimostrato il contrario. Complessivamente, circa il 75% della popolazione mondiale, perdono l’attività enzimatica della lattasi dopo lo svezzamento. Il riconoscimento di questo fenomeno ha causato un importante cambiamento della terminologia. Coloro che non riuscivano a digerire il latte erano infatti un tempo chiamati “intolleranti al lattosio” o “lattasi-deficienti”. Oggi questi individui sono considerati normali, mentre quegli adulti che mantengono un’attività enzimatica tale da permettere loro di digerire il latte sono chiamati “lattasi-persistenti”.
Quali forme ha l’intolleranza al lattosio? Esistono tre forme di intolleranza al lattosio:
la forma generica detta anche primaria che si può manifestare nei bambini con lo svezzamento (a circa 2 anni di età) oppure negli adulti. E’ generata dal deficit di produzione della lattasi e, in caso di manifestazione in età adulta è dovuta alla riduzione progressiva della produzione della lattasi nel corso del tempo;
la forma acquisita detta anche secondaria perchè secondaria ad altre patologie, acute (infiammazioni e infezioni dell’intestino come salmonellosi, colera, enteriti acute) o croniche intestinali (celiachia, morbo di Crohn, linfomi, enteriti attiniche, sindrome dell’intestino irritabile). Si tratta di una forma transitoria che si risolve nel momento in cui si ha la guarigione della malattia responsabile. Attenzione: anche trattamenti antibiotici, chemioterapici o con radiazioni ionizzanti possono determinare ipolattasia, come conseguenza della loro tossicità sulla mucosa intestinale o di un’azione di inibizione diretta dell’attività lattasica. Questo significa che in questi casi ci saranno esattamente gli stessi sintomi dell’intolleranza al lattosio;
la forma congenita una forma molto rara, di origine genetica a insorgenza precoce in quanto si manifesta sin dalla nascita con un’incapacità permanente di produrre la lattasi funzionale. Questa forma primaria congenita è facilmente verificabile in quanto il neonato sviluppa diarrea non appena nutrito con latte materno o formulato e persiste per tutta la vita.
Come si diagnostica l’intolleranza al lattosio? E’ importante fare una diagnosi per escludere dalla dieta in modo totale, a seconda della gravità, gli alimenti che contengono lattosio ed anche alcuni farmaci in dove il lattosio è presente come eccipiente. La diagnosi si basa su due principali metodiche: H2-Breath Test e Test genetico.
Il breath test è il test più diffuso, è un test molto semplice e non invasivo che valuta la presenza di idrogeno nel respiro prima e dopo la somministrazione di 20-50g di lattosio. Il test viene condotto prelevando almeno 6 campioni di aria ottenuti facendo soffiare il paziente in una sacca a intervalli regolari (ogni 30 minuti), per un tempo che va dalle 3 alle 5 ore. In caso di malassorbimento di lattosio, dopo la sua assunzione, in assenza della lattasi, nell’intestino si verificano processi di fermentazione con relativo aumento di produzione di idrogeno (H2), che viene assorbito in circolo ed eliminato attraverso i polmoni con il respiro. In teoria nell’intestino, in condizioni di normalità, viene prodotto un quantitativo di H2 irrisorio. La presenza massiccia nel respiro, dopo l’assunzione di lattosio, dimostra un malassorbimento. Nella diagnosi differenziale bisogna tenere presente le allergie alle proteine del cibo ed in particolare a quelle del latte e del grano, che possono mimare in parte l’intolleranza al lattosio, risultando così in falsi positivi. Quindi c’è un processo di preparazione al Breath Test che prevede un digiuno di almeno 12 ore un’alimentazione controllata e, nel mese precedente l’esame, si deve sospendere l’assunzione di antibiotici e 15 giorni prima dell’esame non si devono assumere fermenti lattici e lassativi. La dieta della sera precedente l’esame prevede riso bollito non condito e carne o pesce ai ferri con condimento a base di olio, acqua non gassata e niente pane. La durata media del test è minimo di circa 3 ore; in questo lasso di tempo è possibile bere acqua, ma non è permesso né mangiare né fumare. Un test positivo accerta la presenza di malassorbimento del lattosio, ma non discrimina se si tratti di una forma primaria dovuta a un deficit genetico di lattasi, o secondaria dovuta ad un’alterazione dell’integrità della parete intestinale conseguente a stati patologici.
Il Test Genetico è un test semplice e non invasivo che permette di diagnosticare la predisposizione della persona all’intolleranza al lattosio studiando la composizione genetica. Il test genetico analizza il polimorfismo C/T-13910 individuando quindi i soggetti che potrebbero manifestare un deficit enzimatico. Grazie a questi dati è possibile definire un comportamento alimentare, uno stile di vita adeguato. Il test genetico prevede l’impiego di un tampone buccale (assomiglia ad un lungo cotton-fioc) per il prelievo della mucosa orale. La testa del tampone è più solida rispetto alla testa del classico cotton-fioc, che permette di esfoliare con facilità le cellule superficiali della guancia. Il tampone, si trova all’interno del kit di raccolta. Il test permette di discriminare chi ha entrambe le copie sane del gene (T/T), chi ne ha solo una sana (T/C) e chi le ha entrambe mutate (C/C). Essendo un test semplice e non invasivo, è di facile esecuzione anche nei bambini, per cui il Breath test è di difficile esecuzione. Un test positivo permette di discriminare se si tratta di una forma primaria o secondaria di intolleranza al lattosio. E’ stato scientificamente dimostrato che in età adulta l’esito del Breath test e del test genetico coincide, quindi si può considerare il test genetico diagnostico quando effettuato in persone con sintomi riconducibili a intolleranza al lattosio.
Cosa significa essere intollerante al lattosio? Essere intollerante al lattosio significa che bisogna sospendere il consumo di latte vaccino per almeno 3-4 settimane finché la situazione si stabilizza e successivamente reinserirlo gradualmente nella propria dieta, finché non si registra un peggioramento: bisogna trovare il giusto equilibrio tra quantità consumate e manifestazione dei sintomi. Se la cosa persiste si consiglia di assumere un latte delattosato, cioè il cui lattosio è stato quasi completamente scomposto nei 2 zuccheri più digeribili; oggi in commercio ci sono tanti tipi di latte e prodotti delattosati.
Si può guarire dall’intolleranza al lattosio? E’ bene sapere che in caso di intolleranza al lattosio congenita o genetica, non è possibile guarirne, tuttavia è possibile approcciarsi al problema escludendo dalla dieta tutti gli alimenti contenenti lattosio per un periodo di almeno 6 mesi e poi reintrodurre gradatamente qualche alimento (nel mio caso specifico, sono intollerante dal 2004 e sono stata a dieta ferrea per tanto tempo, sono solo 5 anni che ho reinserito nella mia alimentazione i prodotti delattosati e il latte di capra). In questo modo potrebbe essere possibile, specie in caso di intolleranza al lattosio acquisita, avere una remissione completa di tutti i sintomi e la ripresa della normale funzionalità intestinale.
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(le immagini presenti in questo post sono state prese online)